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Parole parole…

Da un po’ di tempo i post me li scrivo mentalmente, e lì rimangono. Perso fiducia nei social? Non ho niente da dire? Nooo, questo no: da dire ce n’è anche troppo, e forse è proprio questa la ragione, specialmente ora  che ho ripreso in mano i ricordi di una vita, e sono davvero troppi: è un peccato non comunicarli, ma certamente l’impresa più che titanica è impossibile. Oppure, può darsi che sia passata la fiducia che serva a qualcosa? Forse…
Beh, oggi pensavo: ma possibile che non ci sia nessuno-dico-nessuno che pronunci le parole nel modo giusto? Principalmente o quasi esclusivamente le vocali, tipo pèsca e pésca… e àncora (attrezzo per trattenere una barca) e ancóra (avverbio di tempo); prìncipi (titolo dei membri di case regnanti) e princípi (inizio, valore etico, fondamento di una dottrina); còrso (pertinente alla Corsica) e córso (movimento regolare e continuo, andamento); (tu) désti (voce del verbo dare) e desti (svegli);(io) dètti (voce del verbo dare) e détti (voce del verbo dire o anche motti, sentenze); (egli) dètte (voce del verbo dare) e détte (voce del verbo dire); còmpito (lavoro, mansione, incarico), e compíto (cortese, garbato, impeccabile nel comportamento)… eccetera.
Per non parlare del “piuttosto che”: fin dalle elementari si usava nel modo giusto, come “locuzione congiuntiva della lingua italiana, tipica della coordinazione sostitutiva, nella quale una proposizione ne nega un’altra in modo totale e la sostituisce. Nell’uso della lingua italiana equivale, quindi, an anziché”. Oggi ormai mi sono arresa, quando lo sento me ne devo fregare di capire il senso della frase, anche se di solito è quello sbagliato. E quelli che lo usano a sproposito sono anche e principalmente personaggi di cultura, giornalisti e scrittori.
Perché il “come dire…” come continua interlocuzione? alla quale io rispondo “con parole tue!” quando sono sola. E tante altre che ora non ricordo o piuttosto (senza “che”) non voglio ricordare.
Però, oggi pensavo che forse si tratta di nostalgia, forse bisogna accettare il cambiamento dei tempi, forse è l’età (un po’ troppina) che mi rende scorbutica, e forse, anzi sicuramente, non c’è niente da fare… e allora… intanto lo scrivo in un post! Poi, dopo, mi arrendo.

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Venezia 75 – Mostra del Cinema 2018

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Quando sento dire “Venezia”… il mio cuore prende il volo, e mi riporta laggiù,
o lassù. O tutti e due. Non si può esprimere a parole, ma ci provo.

Da “Choi-oi!” ad “Arrivederci Saigon”
Venezia 75 – Mostra del Cinema 2018

In Vietnam nel ’68, la riscoperta del mio diario dieci anni dopo, e comincia la mia crociata, lo sentivo come una missione, far conoscere questa strana storia: dall’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano a trasmissioni tv, radio, articoli, riconoscimenti, registi più o meno famosi, ma tutto sfumava nell’oblio, prima o poi.
E io ricominciavo.
Viene pubblicato con il titolo di “Ciòiòi”, poi corretto in “Choi-oi!” grazie all’illuminazione di un sacrestano vietnamita, che me ne spiega il significato:
non lo sapevo che questa parola racchiudeva in sé tutta la storia. Se leggete il libro lo saprete.
Un soffio di ottimismo, ma non troppo, arriva quando uno scrittore, Giampaolo Simi, assiste ad una presentazione di “Choi-oi!”, ne resta colpito, e lo porta alla regista Wilma Labate. Alla firma dell’opzione me lo sentivo, che di cammino da fare ce n’era ancora: passa il tempo, scade l’opzione, e la lotta continua…
Ma ci si arriva, al film. Una giornata intera a Roma per le riprese, la sera torno a casa distrutta. Dopo cinquanta anni dal Vietnam.

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Oh mio Dio!

Oh mio Dio, cosa ho fatto!” esclamai col volto pieno di lacrime.
Per inciso, mi stupii da sola: una pontAderese DOC un se lo sogna nemmeno di esprimersi così, tutt’al più sbotta in un “Io bonino, o che ho fatto!?”

1978: mio marito al volante della mia R6, io seduta dietro, stranamente, perché di solito guidavo io. Accanto a me, rilegata con perizia certosina, in formato A4, su carta ingiallita e copertina verde, la copia battuta a macchina del mio diario del Vietnam, i tre mesi passati in guerra “a mia insaputa” dieci anni prima, nel 1968. Era opera di mia madre, e l’aveva anche letto ai colleghi di ufficio, che “ci avevano riso tanto” mi aveva detto. E io mi ci ero tanto arrabbiata… pensare che è stato tutto merito suo, quello che è successo dopo!
L’originale era un blocchetto – oggi depositato all’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano – che quando lo vedevo… lo scansavo, quei tre mesi spaventosi li volevo dimenticare.
Era successo che nel ’67 mi vennero a cercare per suonare l’organo in un complesso (allora si chiamavano così) musicale femminile: stavo per dare l’esame di ottavo di pianoforte, per cui ero già pronta, ed ero agli antipodi di una figura di quel tipo, ma accettai; gli esami non li detti più, con grande disperazione della mia insegnante, ma oggi so che tutto partì da lì.
Eravamo insieme da un anno quando ci proposero un contratto molto vantaggioso per tre mesi in Estremo Oriente, con soli quattro giorni da passare in Vietnam. Del Sud. “Quattro giorni in Vietnam?????” Le famiglie non erano d’accordo, poi il nostro manager li convinse, e andò a Milano per firmare il contratto (aveva la delega).

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La corretta posizione al pianoforte – Musica

Corretta posizione al pianoforte

Queste righe sono dedicate a chi si avvicina per la prima volta allo studio dello strumento. Qualsiasi insegnante di fronte a un allievo principiante ne controlla la posizione: nel suonare il pianoforte infatti riveste una grande importanza il mantenimento di un atteggiamento corretto davanti allo strumento. A parte questo fenomeno che ho avuto l’enorme piacere di ascoltare e vedere all’opera (minuscolo), e che se lo può permettere…

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Carillon

Stamani mi facevano notare che finora non ci aveva pensato nessuno. A far cosa? A digitalizzare delle geniali opere didattiche, che altrimenti sarebbero andate perdute.
Già – e me lo chiedevo anche io – possibile? Certo, che avendolo fatto, ora mi trovo fra le mani un tesoro che è opera prima di tutto del Maestro Franco Bignotto e poi orgogliosamente mia. Parlo del “Suono subito” e del “Carillon”.
Tanto per capirci, quando stavo digitalizzando proprio il “Carillon” – e mi ci sono voluti 3 anni! – è venuta a trovarmi una neo-diplomata in pianoforte, figlia di un’amica: è rimasta senza parole, a bocca aperta, guardando ora me ora lo schermo, finché ha esclamato “Davide e Lucia! Non ci posso credere! Me lo ha preso mia madre quando ero piccola, è per questo che mi sono appassionata alla musica!”.
Credo di non aver niente da aggiungere, se non che pressappoco la stessa frase me l’hanno detta altri…
Davide e Lucia sono i protagonisti di una favola in 30 puntate, uscita negli anni ’80 in edicola (peccato mortale…), destinata ai bambini dai 4 ai 6 anni, la più efficace opera di propedeutica musicale che abbia mai visto nella mia lunga carriera di insegnante di musica e ricercatrice didattica.
In questa favola i due bambini sono alla ricerca del loro gattino Nobody, che si è allontanato da casa il giorno prima, e si perdono nel bosco; in loro soccorso arriva uno strano personaggio che li accompagna alla scoperta del mondo dei suoni. Alla fine di ogni storia un simpatico motivo, sia in versione completa che con la sola base, che consolida le conoscenze acquisite. Concetti espressi non con termini “infantileschi” (i bambini sono piccoli, non deficienti), che introducono man mano le caratteristiche del linguaggio musicale.
Come si usa?
Ho acquisito le immagini degli album (che ho dovuto ripulire dagli scarabocchi dei miei figli) e unendole al file digitalizzato in mp3 ho creato dei filmini, che il bambino seguirà sfogliando l’album relativo, che avremo provveduto a stampare, girando pagina al segnale di volta in volta prestabilito, eseguendo le attività richieste alla fine del racconto e divertendosi anche a colorare le pagine dedicate al disegno. Meglio se i bambini sono più di uno, ma massimo 4; questo se si ha l’occasione di farli seguire da un’insegnante. Altrimenti va bene lo stesso se il bambino è affiancato da un adulto di famiglia.
Potete trovare qui tutte le indicazioni e scaricare anche le prime due puntate gratuitamente.

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Canteremo gloria a Te – Musica liturgica

Canteremo gloria, musica liturgica…Non limitarsi a suonare e cantare inni sacri, ma indagare sulla loro origine e sui loro autori e arrangiatori ce ne fa sicuramente capire meglio il significato e ci fa eseguire il canto in modo più consapevole. Così, cercando notizie su “Noi canteremo gloria a Te”, mi sono imbattuta nel “Salterio Ginevrino”, che è una raccolta di 126 melodie destinate al canto dei 150 salmi della Bibbia. Composte per essere usate nell’ambito della Riforma, furono composte fra il 1539 e il 1562 a Ginevra, con la supervisione di Giovanni Calvino, e attraverso diverse modifiche nei secoli il canto dei salmi sta conoscendo oggi un risveglio di interesse, e diverse fra queste melodie vengono adottate in Germania e nelle chiese cattoliche italiane.
Noi canteremo gloria a te” è datata 1551, con l’adattamento di William Kethe (Salmo 100, “All people that on earth do well”), ed è stata in seguito armonizzata da artisti vari, fino a Don Dusan Stefani nel 1966, su testo di Gino Stefani, semiologo, musicista e musicologo, sempre nel 1966.
Possiamo ascoltare (e vedere) la versione “classica” qui, eseguita per la celebrazione del sessantesimo anniversario dell’incoronazione della Regina Elisabetta II nell’Abbazia di Westminster.
Fa riflettere, quanto la musica accomuni chi ha preso strade differenti, come Cattolici e Protestanti, ma d’altronde è peculiarità proprio della musica quella di far sentire uniti popoli diversi…e questo è uno dei più grandi successi di “Noi canteremo gloria a Te”.

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Canto per Cristo – Musica liturgica

Canto per Cristo

C’è un mondo, in ogni parrocchia c’è un mondo. Magari silenzioso, magari sconosciuto, ma sicuramente laborioso: chi pulisce la chiesa, chi sistema ogni cosa prima della Messa e anche dopo, e via con i bisogni più disparati… e c’è anche chi accompagna la liturgia con i canti, cioè chi suona e chi canta, e non importa se stonato o meno, ce la mette tutta. Addirittura io credo
che il Signore abbia un pizzico di simpatia in più per questi ultimi!
Essendo musicista e soprattutto praticante, nel mio piccolo, non potevo tirarmi indietro: da organista a soprano nel coro, non mi sono fatta mancare nulla. E così ho incontrato la ricchezza nascosta, la passione che, chi non conosce la musica come me, riversa nell’impegno costante dell’accompagnamento delle funzioni religiose.
Nel corso degli anni, va a finire che i brani li conosciamo tutti, meglio dire “quasi”. Grazie ad internet, gli spartiti e i video si trovano, ma con una ricerca a volte certosina. Per questo ho raccolto i frutti del mio lavoro nella pagina di nuovemuse.it riservata al Coro di Bancali.
Per non limitarmi poi ad una visione superficiale, ho voluto soddisfare nei limiti del possibile la curiosità di approfondire la conoscenza dei singoli brani.
Oggi vorrei posare lo sguardo su “Alleluia Canto per Cristo”.

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Suono subito – Lezioni di musica

Suono Subito…Per molto tempo ho creduto che la musica si potesse insegnare in un solo modo: note nei righi e negli spazi, chiave di violino e chiave di basso, perché noi del pianoforte siamo molto “fortunati” che dobbiamo leggere contemporaneamente in due modi diversi, sennò era troppo facile…, e poi un anno minimo di solfeggio parlato (che se è “parlato” tanto “musicato” non è, a mio modesto parere), e per gentile concessione prendere un testo a caso, il Beyer, toh, dita in posizione do-re-mi-fa-sol, tutte e cinque anzi tutte e dieci…

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Suoni armonici – Seconda puntata

I suoni armonici – Viaggio nel mondo dei suoni

La natura della serie degli armonici

Suoni armonici – Prima parte

Proseguiamo il nostro viaggio nel mondo dei suoni armonici, grazie alla traduzione di “The Craft of  Musical composition – Book I” di Paul Hindemith con “La natura della serie dei suoni armonici”.

Al fine di studiare la natura e la costruzione dei suoni armonici, prenderemo ad esempio la struttura avente DO come suono fondamentale:

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I suoni armonici da "The craft of musical composition" di Paul Hindemith

Suoni armonici

Armonici che passione!

Arieccomi con i suoni armonici, perché come avrete capito, c’ho proprio la fissa…!

Perché mi incuriosisce, mi appassiona e mi avvince il pensiero della origine dei suoni, di quello che chiamiamo musica, sapere come è successo che siamo arrivati a organizzarli e a plasmarli; e del come e perché siano parte integrante della natura. So che l’uomo primitivo non si è svegliato una mattina e uscendo dalla caverna ha esclamato “toh, una scala maggiore e una minore! quasi quasi ci compongo una musica…”.

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