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A volte mi viene un’idea, e invece di “accontentarmi” delle cose che so fare, come suonare, insegnare musica, studiare lingue, leggere libri e magari anche dipingere, me ne trovo di nuove da fare.

Qui di seguito troverete elaborazioni audio-grafiche del “Clavicembalo ben temperato”, la famosa e monumentale opera di Johann Sebastian Bach: prima la scrivo con un programma di scrittura musicale, poi ci abbino delle immagini a piacere. Da un po’ di tempo non ci sto più lavorando, ma intanto riprendo i lavori già fatti dal “vecchio” sito che sto rinfrescando. Specialmente i primi non sono un gran che, ma cercherò di migliorare. Enjoy
Le caratteristiche di ogni brano provengono da siti competenti nel settore.

Il Preludio n. 1 dal primo libro del “Clavicembalo ben temperato” di J.S.Bach è uno dei brani più celebri di tutta la storia della musica. Il preludio fa parte di quest’opera imponente che Bach ha scritto in due libri, il primo dei quali risalente al 1722. Come recita il titolo, pur essendo scritte per clavicembalo oggi suoniamo queste composizioni anche al pianoforte. Sappiamo che Charles Gounod, ispirandosi alle note più acute della mano destra, ci ha composto la sua celebre Ave Maria.

Fuga n. 1 dal “Clavicembalo ben temperato” di J.S. Bach” La prima fuga del Clavicembalo ben temperato presenta un numero di entrate del soggetto, ventiquattro, che sembra alludere alle ventiquattro tonalità che l’opera intende esplorare. Inoltre, le note che compongono il soggetto sono quattordici. Particolarità di questa fuga è la continua formazione di stretti fra le voci, ossia una voce inizia a cantare il soggetto prima che un’altra l’abbia terminato. Anche qui il pezzo è soggetto a cambi di tonalità per poi concludere nella tonalità d’impianto.

Il Preludio e fuga in Do minore  è la seconda coppia di preludi e fughe dal primo libro del “Clavicembalo ben temperato” di Bach composto intorno al 1722. Il preludio riprende lo stile di una “toccata” impetuosa e ostinata tutta in sedicesimi. La fuga, a tre voci, è una delle più apprezzate e formalmente esemplari.

La fuga n. 2 in Do minore, sempre di J. S. Bach, è di uno stile relativamente leggero, favorito dalle tre voci e dagli intrattenimenti, quattro in numero. Il brano si conclude con la riesposizione del soggetto interamente al soprano su un pedale tonico, alcune voci aggiuntive che rafforzano l’armonia (una procedura che contrasta con la serietà contrappuntistica dei predecessori di Bach) e un accordo maggiore. Questa fuga, spesso analizzata, era già stata analizzata da alcuni degli stessi allievi di Bach: Bernhard Christian Kayser (1705–1758) ha lasciato annotazioni sul manoscritto P 401.

J. S. Bach – Preludio n. 3 in Do diesis Maggiore. Il preludio, “uno dei più affascinanti”, comprende 50 battute. È chiaramente presentato in due sezioni (senza ripetizione). Dopo un ritmo immutabile per 24 misure, un accordo dominante , passa da a metro da un clima contemplativo a un inaspettato fugato in tre parti, a un notato Allegro, con un motivo di fanfara. Il soggetto nelle note congiunte è enunciato nelle sue quattro battute e continua così per 26 battute.

J.S. Bach Fuga n. 3 in Do diesis Maggiore. Il soggetto azzimato, con il suo caratteristico gruppetto che svetta verso il centro, è composto da nove salti disgiunti, tre dei quali discendenti di seste; inizia sulla dominante e finisce sulla tonica. Questo carattere spigoloso gli dà il suo buon umore e il ritorno al tonico una sensazione di grande stabilità. La risposta è tonale, ma Bach tocca solo il primo intervallo, i seguenti sono rigorosamente gli stessi. Ritmicamente parlando, la fuga è un “ubriaco”.

J. S. Bach: Preludio n. 4 in do diesis minore: viene trattato come “una meditazione sublime il cui tema potrebbe essere quello della Passione” e costruito in modo simile a quella in Mi maggiore (il suo relativo maggiore), ma questo è più sofisticato. Nonostante il suo arioso pieno di commoventi tensioni (al ritmo del siciliano). È un pezzo di tessitura polifonica nello stile di un’invenzione: “ogni voce a sua volta riceve una parte di questo flusso in movimento, o al contrario attende, in valori lunghi: lasciate che il flusso si unisca a lei per un accordo tremolante, una dissonanza sorda, una risoluzione pacifica ”.

J. S. Bach: Fuga n. 4 in Do diesis minore: il preludio fa da introduzione alla successiva fuga con la sua espressiva cantabilità. Ha uno stile di “ricercare“. Non ha una polifonia rigorosa, sembra quasi un’invenzione e si estende, attraverso progressioni, in un unico respiro fino alla battuta 15, quando finisce la prima parte e inizia la seconda. Nella prima parte c’è il tema (tonica-dominante) e la sua risposta armonicamente speculare (dominante-tonica). Mentre nella seconda, alla dominante della tonalità iniziale (sol diesis minore), il tema e la sua risposta sono rafforzati e maggiormente mescolati tra loro con un punto di maggiore espressività alla battuta 25 (la nota si diesis) ed una cadenza d’inganno (V-VI, anziché come ci si aspetterebbe V-I). Curiosità: se volte approfondire la cadenza d’inganno sarà molto divertente guardarsi la spiegazione di Alessandro Baricco a questo link:
https://youtu.be/dvF0FDdUssY

J. S. Bach: Preludio n. 5 in Re maggiore.
Non si sa con precisione a quale periodo creativo bachiano appartenga il Preludio e fuga in re maggiore BWV 532. Probabilmente si tratta di una composizione giovanile, risalente al periodo in cui Bach si trovava ad Armstadt ed era attratto dalle ricerche virtuosistiche dell’organo. Il Preludio, dalla forma tripartita, inizia in modo pomposo che si richiama alla ouverture francese. Di effetto le figurazioni ascendenti e discendenti su scale e arpeggi e il gioco ornamentale degli arpeggi, prima di giungere alla annotazione “Alla breve” concertante nello stile italiano, che comprende lo sviluppo contrappuntistico vero e proprio. Il tema ha un tono energico e vigoroso e passa attraverso fasi diverse, da quella acuta alla brillante progressione ritmica, secondo una discorsività musicale libera e spensierata. La terza parte del Preludio è una coda in tempo Adagio che si svolge come un recitativo. Il disegno melodico si concentra e sfocia in modo grandioso nel finale.

J. S. Bach: Fuga n. 5 in Re Maggiore.
La Fuga è uno dei pezzi virtuosisticamente più brillanti di questa fase creativa giovanile di Bach. Una prima versione della Fuga era più concentrata e breve, ma nella versione definitiva tutto è disposto meglio e in funzione del risultato virtuosistico, che poggia su veloci figurazioni ritmiche e marcata varietà armonica con modulazioni sempre diverse. È evidente che la vivacità armonica e l’animazione armonica, oltre la cantabilità dei temi fugati, lasciano intravedere un approfondito studio della musica italiana di quel periodo, i cui caratteri e stilemi costituiscono il patrimonio della tecnica bachiana.

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