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Imparare a suonare il pianoforte

Imparare a suonare il pianoforte

Imparare a suonare il pianoforte

Imparare a suonare il pianoforte, o anche un altro strumento (ma io di questo parlo perché è il mio strumento principale), sembra un’impresa prima di tutto adatta solo a un pubblico di giovani, per non dire “bambini”: pensate che da un mio allievo trentenne a Lucca mi sono sentita dire “sono troppo vecchio”… Non gli ho riso sguaiatamente in faccia per non offenderlo, perché mi vedevo tutti in fila gli adulti che mi sono passati davanti in tutta la mia vita di insegnante. Anche ultraottantenni, ne ho avuti, e ne serbo un ricordo meraviglioso. E dovreste vedere lo sguardo di incommensurabile felicità, quando si accorgono di riuscire a suonare! È quello sguardo stracolmo di sentimenti variopinti che dà una ragione alla mia passione per la didattica.

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Tutto fuorché musica

Tutto fuorché musica

Chi mi conosce me l’ha sentito raccontare un sacco di volte, questo aneddoto.

Mi stavo per sposare, era il 1974, quando la mia amica Ester, musicista e pianista diplomata da tempo, sapendo che avevo deciso di iniziare una nuova vita in Sardegna, esclamò con entusiasmo: “Allora ci apriamo una scuolina in Sardegna!”Leggi tutto »Tutto fuorché musica

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Ridendo e scherzando

…che male ti fo’? diceva qualcuno.

Mi viene da ricordarlo così, con una battuta. Perché lui ci ha fatto ridere e ci ha fatto anche pensare, con la sua presa in giro dei potenti e la difesa degli umili. A uno così, gli doveva toccare per forza il Nobel: uno che ti inventa il Gramelot è un genio, ma come faceva? provateci se ci riuscite a parlare in quel modo! E si capiva pure! E muore proprio il giorno del Nobel: particolare fino all’ultimo. Ma quello che mi è piaciuto di più è la sua lunga vita con Franca Rame: apprezzo molto, diciamo piuttosto che provo una dolce commozione quando incontro coppie che passano la vita insieme, che di due fanno una sola persona, e al contrario mi dà un gran fastidio quando gente dello spettacolo (di solito uomini) buttano via la moglie vecchia per prenderne una tanto giovane che potrebbe essere loro figlia. Sarà, che non sono al passo coi tempi…

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Eco

È molto strano, non interessarsi a un personaggio pubblico anche se famosissimo, e accorgersi del suo valore quando non c’è più. Ma io pensavo di avere tempo, tanto tempo, o che magari fosse eterno, chissà…

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Il treno del sole – Nona ed ultima puntata

Nona puntata

Passarono due anni da allora. La mia vita continuava con le solite difficoltà e la consueta paura di essere abbandonata che mi portava a far di tutto per scappare io per prima. A complicarmi l’esistenza ci si era messa anche quell’idea di un metodo, assolutamente diverso da tutti gli altri, per imparare a suonare, tutta colpa di un allievo duro di comprendonio e mia che quando mi metto in testa di far comprendere una cosa non mollo. In un momento di sconforto avevo esclamato “ora prendo e lo brucio!” La risposta di mio marito mi lasciò senza parole: “e non so cosa aspetti!”: fu lì che decisi di continuare.

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Il treno del sole – Ottava puntata

Ottava puntata

È arrivato il momento, quello di ricordare.

Gli inviai il mio primo libro di poesie, meditando per ore sul miliardo di cose che gli volevo dire… e finalmente riuscii a partorire un “le invio il mio libro, faccia un po’ come crede.”

E lui capì tutto e subito. Aspettavo con ansia le sue lettere, e nelle mie mi aprivo come non avevo mai fatto: eravamo della stessa pasta, bastava un accenno e partiva un fiume in piena.

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Il treno del sole – Settima puntata

Settima puntata

Fu l’inizio di una nuova vita, anche se faticavo non poco, o diciamo che piuttosto ero ancora lontana anni luce dal capire cosa voleva dire un padre, dei fratelli, una famiglia.

Venni via dalla Calabria con la promessa che sarei andata a conoscere i nonni, ossia il nonno, perché la moglie se n’era andata anni prima, la zia, sorella di mio padre, suo marito e la loro bellissima figlia. Erano famiglie di umile estrazione, mentre dalla parte di là ero l’unica misera in mezzo a milionari, che allora era il massimo; ricchissimi e tirchi, parecchio.

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Il treno del sole – Sesta puntata

Sesta puntata

Mi svegliai in un nuovo mondo: potevo chiamare qualcuno “babbo”, anche se non di fronte a tutti; non ero più figlia unica, ma di un botto mi erano apparsi quattro fratelli, due maschi e due bambine, l’ultima arrivata ancora nella culla. Di mio padre mi avevano parlato, o piuttosto “sparlato” da quando ero stata capace di capire il linguaggio, ed ero così imbottita delle verità unilaterali che l’altra parte poteva dirmi di tutto e di più, senza che io ci credessi nemmeno per sbaglio.

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Il treno del sole – Quinta puntata

Quinta puntata

La tensione, l’angoscia, la paura, tutto un vortice di sentimenti di vario tipo non mi avevano proprio fatto sentire la fame, ma lì da Don N. me ne ricordai bene, ci mancava che mangiassi il piatto mentre la Perpetua mi guardava fra l’incuriosito e l’estasiato.

“Suo… padre… l’aspetta di sotto, nello studio” mi annunciò il parroco appena rientrato: era arrivato il momento che aspettavo da una vita.

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Il treno del sole – Quarta puntata

Quarta puntata

Il ponte lo attraversammo a passo d’uomo. Fu la mia prima volta in televisione: mi vidi il giorno dopo affacciata al finestrino, nel servizio del Tg1.

Per tagliare la Calabria e passare sullo Ionio dovetti aspettare un tempo interminabile, con la mente vuota di progetti prossimi futuri. Sul treno per Taranto ci salii che faceva buio, ma a questo punto ero vicina: bastava scendere a Strongoli scalo.

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