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Ceci!

Studio composizione più per curiosità, voglia di conoscere la musica nel profondo, che per velleità compositive vere e proprie. E studiando, la domanda che mi faccio più spesso è “dove sta andando la musica?”. Voglio dire, ci sono stati due secolo fitti fitti di capolavori, di geni quali Mozart, Bach, Beethoven… e scusatemi se ne cito tre soli, ma come faccio in questa sede…?…

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Incontri ravvicinati del tipo mio

C’è un paese, sull’Appennino Toscano, che quando ci arrivi ti accoglie così:

Ci arrivai senza grandi speranze, tutta sconsolata, dopo che per anni avevo combattuto per condividere con il resto del mondo l’esperienza di Ciòiòi. Ma nessuno l’aveva capito. Poi sentii dire di questo archivio dove si raccoglievano le memorie delle persone, gli epistolari, i diari… ci andai più per curiosità che per altro, e anche per togliermi l’ultimo dubbio; avevo con me il blocchetto sgualcito del mio diario, e la copia che mia madre aveva battuto a macchina in ufficio, facendo ridere tutti i colleghi della Piaggio e vergognare me ogni volta che ci pensavo. Avevo con me anche alcune stesure, dove avevo “rifatto” la storia per renderla più comprensibile… non ero ancora entrata nello spirito dell’Archivio.

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Non se ne accorse nessuno

Me lo chiedono così spesso, del Vietnam… fa così stupore, quella mia avventura… che quasi quasi mi intervisto da sola!

La mia meraviglia per questo interesse è comunque grande: mi sembra che oggi ci siamo abituati ad ogni tipo di notizia, dalla più strana alla più truce, e alla ricerca continua del “sensazionale”, abbiamo così abbassato la soglia della decenza e alzato quella della sopportabilità, che via, un complessino di donne nel ’68 che va nel Vietnam in guerra e che non è stato notato allora, perché ora sì?

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Cheafafà

A volte sembra un incubo, ma stamani è stato superato il record dell’incredibile! Ho aperto la finestra, che dopo una notte di condizionatore un po’ d’aria dovrebbe giovare… e al posto dell’aria, acqua! Aria bagnata! E calda, caldissima, colore giallo-sabbia, ma forse nel Sahara si comincia a stare meglio, il sole anemico e bagnato anche lui, dietro qualcosa che assomiglia a nebbia ma dev’essere mare arrovesciato… Una corsa a vedere la temperatura al termometro sul terrazzo: 30°! E scusatemi se è poco, alle 7,30 del 29 Agosto! Torno in camera, dove noto qualcosa di strano, poi focalizzo sulla specchiera dell’armadio: totalmente appannata! Respirando acqua calda, faccio la mia mezz’oretta di ginnastica, non so con quale coraggio. E poi sotto la doccia: ma cosa speravo, di trovare un getto ristoratore? Brodo!

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Facciamo cabaret

L’ultimo tratto l’ho fatto a piedi, molto più veloce che in macchina. Già bastano i villeggianti che aspettano il tramonto per tornare, ma quelli sono bazzecole in confronto alla massa di carne umana che ho visto ieri: dal più giovane al più vecchio, dal più elegante al “casual”, dal tranquillo all’agitato all’incazzato – tanto ora si dice – per la macchina insabbiata.

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Brava!

Ormai mi ero arresa: non avrei più nemmeno cercato di smettere di fumare. E poi mi piaceva, ero solita dire che faceva “da tappo” agli infiniti guai che mi capitavano, ai grossi dispiaceri, alle bruttezze della vita: con quel rotolino in bocca, mi sentivo più felice, più calma, più forte.

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Ghidappa!

Giornata storica, ieri: James Brown era qui, ad Alghero. Così si può dire che il palazzo dei congressi, da anni lì fermo (e da quando i palazzi si muovono?), serve a qualcosa! All’esterno – perché bella com’è, questa mega costruzione, tutta a vetri che riflettono da tempo immemorabile gli stupendi tramonti algheresi, basta vederla da fuori, non pretenderete mica anche di entrare!? – dicevo, all’esterno un grande piazzale, gradinate in cemento (durissimo, avete mai sentito il cemento morbido?) da una parte, grande spiazzo vuoto per chi adora stare in piedi, e laggiù lontano, ma lontano lontano, il palco. Io mi ero comprata il binocolo, all’uopo, e non credevo certo di essere l’unica: ad averlo saputo, ne avrei preso una carrettata, e mi sarei arricchita rivendendoli!

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Lucca virtuale

Da molti anni mi sono avvicinata ad Internet, dapprima con grande timore: mi ero accorta che dentro c’era il mondo, ma si rischiava di giudicarlo reale, e non virtuale qual è. Poi il timore della bolletta, il telefono occupato… era un’ansia continua. Infine è arrivato l’Adsl, e… il difficile è staccarsi. Così, mi capita di andare a zonzo per la rete, quando per studio quando per lavoro quando per divertimento: ne ho visti, a tutt’oggi, di siti! E specialmente da quando sto lavorando al mio, li sto osservando con più attenzione, noto la passione che anima il webmaster (si dirà l’webmaster? Lo webmaster? Boh!?), l’arte della grafica, come un bel quadro, come una poesia… Ce ne vuole, chi ci ha provato lo sa, a fare un sito, ma a farlo anche artistico, allora è un altro paio di maniche!

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Toscana e Sardegna

In Toscana non c’è una, dico una persona che quando sa dove abito non esclami: “In Sardeeegnaaa? Beata lei!!!” Mi sorgerebbe di getto dal cuore uno spontaneo: “Perché non provi tu a starci trent’anni?”

I sardi insorgeranno, permalosi come sono… ma io, quando da Pisa devo andare a Milano per visitare qualche scuola di musica o per trovare gli amici, salgo sul treno la mattina presto, e alle 10 sono là. E la sera, se voglio, torno a casa. Dalla mia amica di Casumaro: un’ora da Firenze. E almeno non si lasciano i figli neonati e si ritovano sposati.

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Ritorno al futuro

Le sto provando tutte: su Myspace ormai non c’è più nessuno o quasi, ma da quando è sparito Giovanni… mi sembra di vegliare un cadavere. Sono tutti su Facebook, che nemmeno se me lo iniettano in vena riesco ad assimilarlo. Sono della vecchia squadra, io innamorata dei computer dai tempi in cui ci si comunicava con le schede perforate, che mi incantavo alla scoperta che gli elaboratori elettronici erano quegli armadi con le lucine, li vidi in un viale a Firenze alla fine di quel corso per programmatori Cobol superato con lode, e ci credo, è stato un colpo di fulmine! Ricordo bene quando cercavano di spiegarmi che il Cobol non serviva più, bastava pigiare l’indice su quello che chiamavano “topo” in inglese: non sapevo nemmeno il significato di “click”! Poi un’avventura in canoa, tra le rapide dei “software” o “hardware” e così via, e meno male che un po’ di inglese lo masticavo!

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