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Tutta colpa della Musica

Avevo quattro anni quando la Musica mi ha chiamato; giuro, ho cercato più volte di allontanarmene, ma ormai sono intossicata… ed ogni volta che credo di essere alla fine mi ritrovo a proseguire persino con più forza. E non è colpa mia: è colpa della Musica. In chiesa poi, ci dev’essere qualche spiritello dispettoso: anni fa ero qui a Lucca il 15 di agosto, e Monsignor Bachini si lamentava che non c’era nessuno a cantare, nessuno a suonare, mancava la musica… e lo spiritello – che somigliava tanto alla mia vecchia insegnante – mi sussurrava all’orecchio “diglielo, Daniela, diglielo!” “sss…” “E vai!!!”.

 Gliel’ho detto, il giorno dopo mi sono arrangiata, dico, l’organo in cattedrale a Lucca! Senza sapere quando cominciare e quando finire, sentivo Don Bachini che tossiva tossiva… finché mi ha mandato il sacrestano che mi ha puntato una pistola alla tempia (scherzo ma io dico che se ce l’aveva mi sparava direttamente il Monsignore dall’altare).

 L’ho saputo il giorno dopo: proprio il 16 moriva Luisa Grazia Caldi, la mia amatissima prof.

 Sarà stato quello, non sarà stato quello… la figuretta però mi poteva bastare no?

 No.

 Passa qualche annetto, e mi ritrovo a sentir Messa in un’altra chiesa lucchese (qui da qualsiasi parte ti giri ce n’è una). L’organo, solo e silenzioso in un cantuccio, mi fa l’occhiolino. Ci ricasco: vado dal prete e mi offro. Vengo presa al volo e inserita come organista nel coro di San Michele. Tutti contenti tranne me: nessuno può capire la sofferenza di una pianista che si sente inadeguata all’organo, la vergogna quando ti consolano che “vai benissimo, non ti preoccupare!”…

 Giulia va benissimo, l’organista della cattedrale, è anche concertista: io suono l’organo “beat”, ma insistono a non accorgersene! D’altra parte, mi ci metto da sola nei pasticci!

 Questa volta mi ha “salvato” la fisioterapia: mi rimane solo la domenica mattina per andare in piscina, e non potendo arrivare gocciolante in chiesa, mi “licenzio” con grande dispiacere di tutti (tranne me) e riesco ad andare a Messa in cattedrale con soli tre minuti di ritardo.

 E lì non ho fatto i conti con Giulia: lei – che capisce benissimo il mio dramma pianorganistico – mi prende in disparte e con la sua minuscola vocina angelica piena di suoni armonici mi sussurra. “Perché non vieni nel coro?” “Già” penso io “perché?”… e mi trovo teletrasportata davanti al maestro, riesco ad afferrare l’orario delle prove, che a me dopocena non mi ci schiodava nessuno da casa. Finora.

 Sono fra i soprani. Quel coro che la domenica ascoltavo a bocca aperta, cercando di spingermi il più avanti possibile per entrare nelle vibrazioni… ci sono anche io. Un granello di sabbia sulla spiaggia, ma insieme agli altri facciamo una distesa di suoni. Cantare con i bassi e i tenori, e coi contralti, il Requiem di Fauré, la Messa per Puccini… mi sento una nota dentro l’armonia. Finalmente ho trovato il mio posto.

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