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Tutto fuorché musica

Tutto fuorché musica

Chi mi conosce me l’ha sentito raccontare un sacco di volte, questo aneddoto.

Mi stavo per sposare, era il 1974, quando la mia amica Ester, musicista e pianista diplomata da tempo, sapendo che avevo deciso di iniziare una nuova vita in Sardegna, esclamò con entusiasmo: “Allora ci apriamo una scuolina in Sardegna!”

La fulminai: “Guarda, Ester, io nella mia vita insegnerò tutto, ma proprio tutto… fuorché musica!”. A distanza di quarantadue anni, mi mangio ancora le mani. Lei intanto è stata un personaggio della didattica musicale conosciuta si può dire a livello internazionale. Io ho lottato e ancora lotto per la passione dell’insegnamento – della musica, ovvio – che mi divora.

Ma a quel tempo sentivo molto l’imposizione di metodi logori, usati per generazioni, di esami ministeriali fermi al Regio Decreto del 1939, di programmi che ti obbligavano a suonare per almeno quattro ore al giorno – ed erano poche – di solfeggi parlati che parlavano di tutto fuorché di musica, di conservatori che diplomavano concertisti invece che insegnanti: per altre materie con quattro-cinque anni di università te la cavavi, ma per insegnare musica alle Medie gli anni erano dieci! E così via dicendo… Il fatto che io avessi un “talento innato” (parole della mia insegnante, sapute da poco da un compagno di studi) mi faceva sentire la musica come un prolungamento del mio essere, mi rendeva tutto facile; ma non era obbligatoriamente così per il resto degli studenti, ai quali la musica bisognava insegnare ad amarla invece che odiarla. Quindi non volevo essere parte di questo meccanismo perverso.

La vita mi venne incontro: per seguire una band femminile e per inseguire un successo che non è mai arrivato, lasciai gli studi di pianoforte alla vigilia degli esami di ottavo anno, indubbiamente i più “cattivi”, roba da torture medioevali… toh, se non si vede non ci si crede! Eccolo qua, il programma:

8° Anno – Compimento Medio – Programma ministeriale d’esame

Esecuzione di una sonata di D. SCARLATTI di carattere brillante estratta a sorte seduta stante fra tre presentate dal candidato.

Esecuzione di uno studio estratto a sorte ventiquattro ore prima, fra gli studi nn. 2, 5, 9, 14, 15, 16, 17, 21, 26, 30, 32, 36, 44, 47, 58, 63, 65, 78, 86, 87, 88, 95, 96 del “Gradus ad Parnassum” di M. CLEMENTI.

Esecuzione di un Preludio e Fuga estratto a sorte ventiquattro ore prima fra una scelta di ventiquattro Preludi e Fughe fatta dal candidato (dodici nel primo e dodici nel secondo volume) del Clavicembalo ben temperato di J. S. BACH.*
(L’estrazione deve avvenire per ogni singolo candidato in modo che questi abbia 24 ore di tempo prima dell’inizio dell’esecuzione dei pezzi estratti.)

Esecuzione di uno studio estratto a sorte fra due di autore differente scelti dal candidato fra le seguenti opere:
MOSCHELES, uno dei tre Studi nn. 1, 3, 23 dell’op. 70
CZERNY, Toccata in do magg. op. 92
KESSLER, uno dei tre Studi nn. 1, 8 (ottave), 10 dell’op. 20
MENDELSSOHN, Studio in sib min. op. 104/b n. l; Preludio in si min. op. 104/a n. 2 (a scelta)
THALBERG, Studio in fa diesis min. op. 26 n. 1
RUBINSTEIN, uno Studio dell’op. 23 (a scelta)

Esecuzione di una sonata di L. van BEETHOVEN scelta dal candidato fra le seguenti: nn. 3, 4, 7, 8, 12, 15, 16, 17, 18, 21, 26.

Esecuzione di una composizione scelta dal candidato fra le seguenti:
WEBER, Finale della 1 Sonata (Moto perpetuo); Polacca in mi magg.
SCHUBERT, Improvviso in sib magg. op. 142
MENDELSSOHN, “Variations Sacrieuses” op. 54; Scherzo e capriccio in fa diesis min.; Rondò capriccioso p. 14
SCHUMANN, Romanza in re min. op. 32 n. l; “In der Nacht”, “Traumes Wirren “Aufschwung “,dai “Phantasiestucke” op. 12 (a scelta); Novelletta in re magg. op. 21 n. 2

CHOPIN, uno dei seguenti Studi:
op. 10 nn. 3, 5, 8.
op. 25 nn. 1, 2, 9
Improvviso n. 3in solb magg. op. 51
Ballata n. 1 in sol min. op. 23
Ballata n. 3 in lab op. 47
“Berceuse” op. 5
Scherzo in si min. n. 1 op. 20
Scherzo in do diesis min. n. 3 op. 39
Andante spianato e Polacca brillante in mib magg. op. 22

Esecuzione di una composizione scelta dal candidato fra le seguenti:
BRAHMS, Due rapsodie op. 79 (una a scelta); Capriccio in si min; Intermezzi op. 117 (una a scelta)
GLUCK – SAINT-SAANS, Capriccio su “Alceste”
SGAMBATI, Studio melodico
MARTUCCI, Studio op. 47
DEBUSSY, “Jardins sous la pluie”, “Danseuses de Delphes”
RAVEL, Minuetto e Rigaudon dal “Tombeau de Couperin”

Interpretazione di una composizione assegnata dalla Commissione tre ore prima dell’esame e preparata dal candidato in apposita stanza fornita di pianoforte.

Vi sembra normale? Eppure in tanti l’hanno fatto, e sono sopravvissuti. A me come ricordo sono rimasti i libri succitati logori e spappolati dai tre anni di studi. Era giugno, gli esami li avevo a settembre. La mia insegnante, professoressa Luisa Grazia Caldi di Pisa, era disperata: “Daniela, te non li dai più gli esami!” “No, le assicuro, sospendo per poco, poi li do” “No, te lo dico io, che non li dai più!”. Santa donna, aveva proprio ragione.

Ci provai, a riprendere gli studi, magari quelli di direzione d’orchestra, quella sì che era la mia passione… ricordo ancora quando il direttore del conservatorio di Sassari, allora il maestro Gordini, mi schernì “… e poi dove la trova, un’orchestra da dirigere?” “Lei non si preoccupi!” risposi prontamente, lasciandolo stupito per l’ardire, che allora non usava.

Per sbarcare il lunario ne feci di tutti i colori, partendo dalla vendita di libri porta a porta; poi qualcuno mi convinse a dare lezioni di piano… una sofferenza! Dopo un’ora ero distrutta.

L’esperimento continuò quando da Sassari ci trasferimmo a Domusnovas: allievi contenti, io disperata.

Da Domusnovas a Carbonia. Mannaggia, fu lì, il colpo di fulmine. Mi capitò di leggere una frase su un vetusto libro di teoria, l’Apreda:

Nell’antica Grecia per “musica” (da Musa) s’intendeva ogni attività artistica o scientifica che avesse per ispiratrice una “Musa” (divinità della “Mitologia”); sicché il “poeta”, l’”astronomo”, il “musicista” propriamente detto, ecc., erano altrettanti “musicisti” (uomini d’arte o di scienza). In seguito, però, il significato di tale parola si restrinse alla sola “arte dei suoni”, come viene comunemente definita la musica.

Ma stai a vedere che avevo ragione! Ma forse non è che il musicista dovrebbe essere un po’ più “completo” di uno che sta seduto per otto ore al piano isolato dal resto dell’umanità? Di uno che sa “dire” le note invece che cantarle o suonarle?

Si era aperto un mondo. Un mondo tutto da scoprire. Mi ci buttai a corpo morto.

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