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Puzza perché è un ospedale

C’è in me una tale valanga di indignazione che non riesco a farvi ordine, non vedo altro che le braccia lunghe e ossute di mia madre protese verso di me: “Portami via!”. Non c’è niente da fare, cavallo bianco, prenderla al volo dal suo letto con le sbarre e volare verso il cielo fra nuvole di ovatta….

 Voglio cominciare dalla fine. Io ho 60 anni, lei 87. Questo per dire, non sono un miracolo di forza e di salute, una giovane traboccante di ormoni che di fronte alle ingiustizie anche minori di queste imbraccia il mitra e prende a sparare: io ho solo la penna, anzi, in quest’epoca moderna posso accontentarmi al massimo di sparare le dita sulla tastiera di un computer.

 Ieri, in ospedale, settimo piano, medicina tre: sono riuscita a farla adagiare in un lettino. Nella stanza un puzzo da tagliare a fette, forchetta e coltello. Giuro, non riuscivo a respirare. Dovevo uscire e rientrare in apnea. Alla prima che è passata l’ho detto, non era dottoressa, qualche flaconcino in mano ce l’aveva, ma dalla divisa qualcosa si intuisce: se non inserviente, un tantinello di più. Altrimenti mi chiedo a cosa serva studiare.

“Puzza perché è un ospedale! ” mi ha risposto.

 C’è voluto una mezz’oretta a chiudere la bocca: sono rimasta paralizzata, sapete quando tutte le risposte vengono solo dopo, essendoci qualcosa di troppo grande che vi sovrasta? Poi ho cominciato a ragionare. Piano piano. Allora le sono stata grata: senza la sua preziosa illuminazione non avrei mai capito dove eravamo capitate, io e la mia povera mamma. Credevo fosse un hotel a 5 stelle! Tutti quei giri in ambulanza per andare da qui a lì, chi te li può offrire se non un ospedale? Va bene, non c’erano le sedie a rotelle, ma dopotutto la mamma si muove ancora, e soprattutto respira, ha il cuore a pezzi, il cervello a brandelli e le giunture non so più a cosa le servano, ma anche lei, a provarci ancora, a camminare…!

Ospitalità dalle 9 alle 15, non vorrai anche pretendere di mangiare, e poi volendo puntualizzare come facevi a mangiare se – ricoverata d’urgenza – ti hanno anche permesso di fare “il giro delle sette code”… Io non da meno, mi sono fatta conoscere per la maleducata che sono… quando dal pronto soccorso, almeno 3 ore, ci trasferiscono in neurologia… “non la vede questa gente? Anche loro si devono visitare!” Che insensibile, crudele, senza cuore, far loro notare che mia madre era moribonda e non in grado di fare code… dice: e poi dicono di noi sardi che siamo maleducati! Se la prenda coi medici! Ma prendetevela voi con chi vi pare! E mi sono anche sentita un verme, ho chiesto scusa… Anche perché in breve tempo si sono mossi tutti per miracolo, non certo perché avevo pensato ad alta voce di chiamare il 113… O no?

 Almeno me l’hanno fatto pesare che mi avevano fatto passare pur essendo arrivata ultima, un po’ di soddisfazione gliela dobbiamo dare… pensate! Un trattamento così, nemmeno all’Hilton! Sono io, la cretina che si lamenta, in villeggiatura gratis per una meravigliosa mattina! E come ci hanno accolto nel reparto, alle 3 del pomeriggio! Ci hanno guardato con gli occhi sbarrati, ho girato lo sguardo intorno per vedere se proprio eravamo noi l’oggetto, toh, ci hanno riconosciuto dall’ultima volta, guarda che accoglienza… ! Che ingrata, rimanerci male solo perché gli sguardi erano fulminanti e i pensieri rivolti a chi ci aveva mandato lì pur sapendo che non c’era posto, pensandoci davo il permesso di prenderci a frustate, così se la rifacevano con le persone giuste… Avevano anche ragione, una c’era la figlia giù che l’aspettava, l’altra doveva girare le pagine a velocità infinitesimale poi doveva visitarla la mamma prima di farla mangiare, se decedeva per inedia fatti nostri…

 Oggi ci sono tornata, ho chiesto di portarla via: non si può.

 Il puzzo, di nuovo. Uguale identico. Ce l’ho ancora addosso. Lo mangio e lo rifaccio, non c’è altro che quel puzzo lì. Che poi è la naturale emanazione di una degente, o forse di una villeggiante (sono ancora confusa!) lasciata a sguazzare allegramente nelle sue feci.

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